All’inizio del millennio, dopo un’impasse durata più di un decennio, l’architettura italiana sta riformulando i tratti complessi della propria identità e sta progressivamente colmando la distanza che si è venuta a creare tra la cultura disciplinare e una larga fetta della società.

In questo contesto, e in occasione della XX Expo “La memoria e il futuro”, nel 2003 la Triennale di Milano bandisce la prima riedizione della Medaglia d’Oro all’architettura italiana, al fine di “promuovere le più interessanti opere architettoniche costruite nel paese e i protagonisti che le rendono possibili”. L’architettura è vista al tempo stesso come “costruttrice di qualità ambientale” e come “prodotto di un dialogo vitale tra progettista, committenza e imprese”.

Nelle parole di Luca Molinari, la medaglia d’oro non è “un premio per segnalare la forma più up-dated e trendy, non la ricerca rabdomantica di un nuovo genio dell’architettura (…), ma l’affermazione della necessità di conoscere a fondo quanto si sta facendo e costruendo in un paese vasto e complesso e, insieme, la volontà di sostenere la cultura architettonica italiana nella sua difficile opera di riconoscimento e ridefinizione di un’identità fragile e confusa”.

Sulla base di un interessante sistema di selezione, che affianca le opere segnalate da 40 esperti consiglieri con le autocandidature online spontanee degli stessi progettisti, più di 256 autori, con opere realizzate tra il 1995 e il 2002, sono sottoposti all’attenzione della giuria. Presidente è Giancarlo De Carlo, affiancato da Pio Baldi, Gillo Dorfles, Kurt Forster, Henk Hartzema, Vittorio Magnago Lampugnani, Luca Molinari e Alexander Tzonis. Dal loro scrutinio emergono 48 progetti finalisti messi in mostra in Triennale e poi in un tour internazionale che tocca Napoli (Castel dell’Ovo, 2004);  Roma (Auditorium, 2004); Singapore (URA, 2005) e Guangzhou (Academy of Fine Arts, 2006).

Tra le tante medaglie assegnate si segnalano quella per la migliore opera alla nuova officina PRF-UMO di Fincantieri di Umberto Riva (con Pierpaolo Ricatti), a Castellamare di Stabia; per l’opera prima al Parco Lineare di Marco Navarra (NOWA), tra Caltagirone e Piazza Armerina; per la migliore committenza pubblica ai comuni di Roma e Napoli; per la migliore committenza privata ad AMSA; per la critica a Pierluigi Nicolin, con Lotus e Lotus Navigator.